Scritto da p. Eddie Boy Fuentes | Categoria: Formazione | Pubblicato il 16/07/2025
Papa Francesco, nell'omelia della Messa di apertura del Sinodo, con le quali invita tutti noi battezzati a percorrere il cammino sinodale, per divenire «esperti nell’arte dell’incontro». Insegna il Papa che non si tratta di saper organizzare eventi o di fare grandi riflessioni teoriche sui problemi che affliggono l'umanità e la Chiesa oggi, ma soprattutto di trovare il tempo per incontrare il Signore, per edificare persone e comunità di preghiera e adorazione, «questa preghiera che tanto trascuriamo», perché è il mezzo che ci permetterà di ascoltare «ciò che lo Spirito vuole dire alla Chiesa». Le parole di Francesco ci mostrano quanto la sinodalità che egli ci chiama a vivere, sia necessariamente accompagnata da una spiritualità fondata e continuamente alimentata dall'incontro con Dio.
Ogni incontro dei discepoli con il Signore sempre è un incontro di formazione in tutte le dimensioni nella loro vita. Questa formazione si svolge attraverso la convivenza, l’insegnamento, le esperienze e la rilettura delle stesse .
Il primo modo è stare con Gesù – CONVIVENZA. Seguendolo ovunque vada per predicare il Regno, insegnare e guarire, lo osservano, lo ascoltano e lo sostengono. Stare con Gesù crea vicinanza favorevole alla trasmissione degli insegnamenti, ma serve anche a smascherare le incomprensioni e le ambiguità dei discepoli. È una scuola di umiltà, correzione fraterna e perdono, in cui nasce l'uomo nuovo .
Ne costituì dodici, che chiamò apostoli, perché stessero con lui e li mandasse a predicare (Mc 3,14). Emmanuele, Dio con noi (Mt 1,23) → Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Sentiamo anche le parole di san Paolo. Cristo sulla croce creò in Sé «un uomo nuovo» (Ef 2, 15). E ci dice ancora di «rivestire l’uomo nuovo, che è stato creato secondo Dio» (Ef 4, 24). Poi dice che noi «abbiamo rivestito l'uomo nuovo che si rinnova» (Col 3, 10).
Dopo la risurrezione, l'intimità dell'essere con Gesù porta al dimorare in Gesù, annunciato nel discorso dopo la cena . E il Verbo si fece carne e pianse in noi la sua tenda (Gv 1,14). Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui (Gv 6,56). Rimanete in me e io in voi (Gv 15,4; cfr 5.6.7.9.10). Eucaristia: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo»: fonte e culmine di tutta la vita cristiana ; cuore della vita sacerdotale. Per Cristo, con Cristo e in Cristo che permetterà di diventare come Gesù .
Al termine di un processo interiore, di cui testimoniano gli Atti. Quindi, «Seguire il Signore non significa imitarlo letteralmente, ma esprimerlo nella propria vita» .
La seconda modalità di formazione è l’INSEGNAMENTO, dato a tutti, ma a volte con spiegazioni più approfondite solo per i discepoli, sul significato delle parabole, sulle dichiarazioni degli scribi su Elia, sulla polemica con i farisei sul divorzio, dalla fine del mondo. Di fronte a Pietro, il ricco, o nel momento della crisi in Galilea, Gesù rimanda sempre i discepoli alla propria libertà: su castità e fedeltà, con libertà interiore. «Vuoi andare/partire anche tu?» (Gv 6,67). Gesù lascia emergere le domande dei discepoli, li interroga, dialoga con loro e spiega ancora le cose «in privato» (Mc 4,34). A loro «è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli» (Mt 13,11; Mc 4,11; cfr Lc 8,10). I discorsi sulla montagna, in pianura o sul pane della vita sono rivolti alla folla, ma in particolare ai discepoli. L'insegnamento del Padre Nostro, secondo Luca 11,1-4, è rivolto ai discepoli, su loro richiesta. Al momento della confessione di Cesarea, Gesù li interroga sulle opinioni della gente, prima di interpellare i discepoli stessi e di annunciare loro, subito dopo, la sua passione e risurrezione .
La terza modalità di formazione sono le ESPERIENZE con le quali Gesù rende i suoi discepoli i protagonisti, come l’episodio della tempesta mentre Gesù dorme sulla loro barca. Prima della moltiplicazione dei pani, lui mette alla prova la loro fede: Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?» (Gv 6,5-6; cfr. Lc 9,13). Lo disse per metterlo alla prova; in effetti sapeva cosa stava per fare. Poi li rende partecipi in quello che è successo (quello che sta succedendo): offrire il poco che hanno, fai sedere la gente, distribuire il cibo e raccogli i pezzi. La fondamentale esperienza della missione a due a due, senza Gesù. Sperimentano il loro successi, di cui Gesù si rallegra : Lc 10 ;20 «Tuttavia non rallegratevi di questo, che gli spiriti vi sono soggetti, ma rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli», mentre riorientando il loro entusiasmo (cfr. Lc 10,17-22), e il loro impotenze (cfr. Mc 9,18), di cui li aiuta a capire il perché (cfr. Mt 17,19-20; Mc 9,28-29).
Quindi, il quarto, è la RILETTURA dove Gesù rilegge (rivedere, rinnovare, rinnovare, ricordare) anche l’esperienza con i discepoli subito dopo (vedi Lc 9,10; 10,17-20; Gv 13,12-20), oppure più tardi, quando serve per indurre un atteggiamento spirituale fare memoria del passato (cfr. Mt 16,8-12; Mc 8,18; Lc 22,35). L’esperienza decisiva, però, è la salita a Gerusalemme. Gesù prepara i cuori dei discepoli annunciando in modi diversi la passione e la risurrezione, e mostrandosi trasfigurato sul monte .
Perciò all’interno dell’incontro si dà la vita mistica. “Vivete la mistica dell’incontro: «la capacità di sentire, di ascolto delle altre persone. La capacità di cercare insieme la strada, il metodo», lasciandovi illuminare dalla relazione di amore che passa fra le tre Divine Persone (cfr 1 Gv 4,8) quale modello di ogni rapporto interpersonale” (Lettera apostolica in occasione dell’Anno della vita consacrata (2014), n.I,3).
Ecco allora l’accorato invito di Papa Francesco a fare dell’incontro un modus operandi, da contrapporre all’indifferenza che regna nella società odierna, alla frammentazione delle famiglie, un invito a tornare alle origini, al Vangelo che ci mostra un Gesù che incontra, dialoga, ascolta, sente in cuor suo la necessità di aiutare i suoi discepoli e la gente a imparare a vivere secondo l’amore del Padre e realizzare pienamente l’essenza dell’essere uomo e donna: figli di Dio, dono reciproco per la Vita eterna a modello del Figlio.
In questo modo, allora, si evince che la cultura dell’incontro è insita nella natura stessa dell’uomo, che non vive solo, ma si completa con l’altro.