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3° MOMENTO DI FORMAZIONE ALLE CONFRATERNITE DI SCIACCA

Relazione di sintesi della catechesi sul Padre Nostro

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”

Relatore Padre Michele Momoli AJC 

Rettoria del Sacro Cuore

- Scritto da Michele Celestri | Categoria: A Proposito di Noi |  Pubblicato il 05/06/2025

- Si è appena svolto il terzo appuntamento formativo con i membri delle nove confraternite della città di Sciacca. Il corso completo prevede 5 momenti alternati in luoghi e date differenti, e precisamente:

- 28 marzo 2025 presso la Chiesa Maria Immacolata del Giglio “Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”, tenuto da Fra Giuseppe Tutino;

- 24 aprile 2025 presso la Chiesa di San Domenico “Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”, tenuto da Don Giuseppe Marciante;

- 30 maggio 2025 presso la Chiesa del Sacro Cuore “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, tenuto da Padre Michele Momoli.

Seguiranno:

- 27 giugno 2025 presso la Chiesa di San Michele Arcangelo “E rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”, che sarà tenuto da Don Giuseppe Calandra;

- 25 luglio 2025 presso la Chiesa di Maria SS. Del Carmelo “E non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male”, che sarà tenuto da Don Luca Restivo.

In apertura, all’invocazione allo Spirito Santo attraverso il cuore Immacolato di Maria hanno fatto seguito i saluti al direttivo e ai membri delle confraternite, e a tutti quanti i partecipanti alla catechesi. Un saluto particolare è stato rivolto alla persona del Sig. Michele Patti, Superiore della Confraternita di Maria Immacolata del Giglio, il quale da tempo nutriva in cuore il progetto di un percorso di formazione cristiana, con approfondimenti tematici mirati, per la crescita e una maggiore consapevolezza della fede che professiamo in Dio Padre, in Cristo Gesù Figlio e nello Spirito Santo. Il progetto mira ad accrescere e uniformare le conoscenze religiose, anche se a livello basico, dei membri delle confraternite, tenendo in conto e rispettando la diversità delle varie devozioni.

Padre Momoli ha voluto puntualizzare l’importanza di arricchire in continuazione la nostra fede di sempre nuovi significati con approfondimenti catechetici guidati da maestri religiosi e laici. La nostra mente e il nostro cuore infatti, egli ci dice, necessitano in maniera continuativa del giusto alimento spirituale che ci mantiene sempre vicini all’insegnamento evangelico di Cristo, e non permette di cedere col tempo all’abitudinario delle devozioni svuotate della profondità religiosa e del suo senso primitivo. L’augurio quindi che questi corsi formativi possano continuare anche negli anni a venire.

Prima di entrare nella tematica odierna e dissertare sul contenuto di questa quarta richiesta che Gesù ci invita a rivolgere al Padre senza “sprecare inutili parole”, è bene comprendere cosa la Chiesa pensa della Pietà Popolare, di cui le confraternite sono una espressione. Papa Benedetto XVI l’ha definita “tesoro prezioso della Chiesa Cattolica” per la sua forza evangelizzatrice attraverso l’esempio di vita cristiana vissuta; Papa Francesco invece ne parla diffusamente dell’esortazione apostolica Evangeli Gaudium in cui, nel sottolineare la forza evangelizzatrice della Pietas Populi, manifestazione della fede di un determinata cultura ed è “un modo legittimo di vivere la fede”, esorta i pastori a non sottovalutarne l’importanza per il bene della Chiesa.

Per parlare del tema di questa sera è necessario contestualizzare l’avvenimento, cioè il momento in cui Gesù ha voluto fare dono ai suoi Apostoli e, in differita, a tutto il mondo credente, della preghiera del Padre Nostro. Questa quarta richiesta di cui trattiamo è preparata ed è conseguenza di altre tre richieste che la precedono:

- 1ª Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome

- 2ª Venga il tuo regno, 

- 3ª Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.

Ma perché questa quarta richiesta? E’ necessario allora, alla luce del Vangelo, risalire all’insegnamento di Cristo che andiamo a scrutare nel capito 6 di Matteo al versetto 1:

“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli”, 

dopodiché parla della giusta pratica dell’elemosina e del modo corretto di rivolgersi a Dio in preghiera.   Questo versetto ci dice tre cose importanti: la prima è l’intenzione con cui noi facciamo le cose; è infatti importante davanti a Dio non l’esteriorità delle nostre azioni osservabile dagli uomini ma l’intenzione del cuore realmente votato alla giustizia. E questo deve essere tenuto in conto in modo speciale dalle confraternite la cui devozione è spesso manifestata solo attraverso processioni, novene e quant’altro, ma che purtroppo mancano dell’interiorità del cuore nell’intenzione del loro agire. Gesù per questo ci mette in allarme (Mt 23,5) “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente”, (Mt 6,2) “Per essere lodati dalla gente”, (Mt 6,5) “Per essere visti dalla gente”. Dice San Paolo “Qualunque cosa fate fatela come per il Signore”, non per essere ammirati, lodati e visti dalla gente. Giovanni al cap. 5 v. 44 del suo Vangelo ci mostra un Gesù ancora più severo, parlando ai farisei: “E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?” Tutte queste pratiche esteriori hanno come fine la ricerca dell’approvazione degli uomini e non sono rivolte a glorificare Dio: questo non è evangelico!

Giovanni, al Cap.15,16, riporta queste parole di Gesù: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”; cosa vuol dire? Significa che il Signore vuole che operiamo nella genuinità dei suoi insegnamenti in modo che le nostre opere non siano aleatorie e destinate a perire nel mondo, ma, per la bontà della loro giustizia, vengano iscritte nel libro della vita per la gloria eterna. Dobbiamo perciò cercare di essere come dei bravi imprenditori di noi stessi, non ricercando l’applauso del mondo, che ci dà solo un riconoscimento temporale e che dura solo un attimo nell’immensità del tempo, ma piuttosto investendo la nostra vita nel conseguimento dell’eternità del Cielo. 

La seconda cosa importante è quale relazione c’è tra la quarta richiesta (“dacci oggi il nostro pane quotidiano”) con le altre tre che precedono. Queste riguardano Dio e il Suo progetto di salvezza. Nella struttura del Padre Nostro Dio viene messo al centro, come è giusto che sia, e poi viene guardato l’uomo nella concretezza della sua natura umana. In Mt 6,32-33 Gesù dice: “Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il Regno di Dio e la Sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” E’ importante questo nella preghiera, perché molte volte scambiamo Dio per un distributore automatico di grazie su semplice richiesta. Dobbiamo invece, come afferma la Parola, guardare innanzi tutto alla volontà di Dio e al suo progetto per ognuno di noi nell’economia della salvezza, e poi, semmai, alle nostre esigenze personali. San Paolo, tessendo l’elogio a Timoteo ci dice che nella preghiera dobbiamo, prima d’ogni altra cosa, cercare l’interesse di Dio (cf. Fil 2,20-21), la sua giustizia, la sua volontà; e qual è la Sua volontà? “Che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4). Accogliere quindi in noi il progetto di Dio dando spazio per prima cosa alla sua volontà, santificando il Suo nome e lavorando per il Suo Regno sulla terra.

La terza cosa è il senso concreto da dare alle parole (dacci oggi il nostro pane quotidiano). Papa Francesco, in una catechesi sul Padre Nostro, ci dice che queste parole ci definiscono come creature non autosufficienti: questo pane rappresenta tutto quello di cui noi abbiamo bisogno, tutte le nostre necessità materiali e non solo, e tutte queste cose diventano la preghiera che ogni giorno presentiamo a Dio. E Dio non è mai indifferente alle nostre necessità, ma Egli è sempre presente nella nostra vita. Noi dobbiamo confidare sempre nella misericordia di Dio che, come disse suor Faustina Kowalska, è sempre grandemente più grande di ogni nostra necessità. E dimenticarci dei crucci del nostro passato ma tenere lo sguardo fisso al presente che è quello in cui stiamo adesso vivendo. San Matteo nel Cap. 6,34 riporta queste parole del Signore Gesù: “Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso: A ciascun giorno basta la sua pena.” Il passato lo affidiamo alla misericordia di Dio, il futuro alla Provvidenza divina. Vivere nella fiducia nell’amore di Dio per vivere bene il nostro tempo terreno senza ansietà, timore e preoccupazioni, ma affidare le nostre vite totalmente alla volontà divina, che solo vuole il bene per noi nell’ottica spirituale della salvezza eterna.

In senso spirituale la richiesta del pane quotidiano trova compimento nell’Eucaristia, alimento dell’anima, il Signore che viene a prendere posto direttamente in noi in spirito, corpo, sangue, anima e divinità. Il vero pane della vita!

Pertanto, in conclusione, le confraternite dovrebbero, forse meglio dire devono, avere come centro del loro essere l’Eucaristia, presenza reale di Cristo in mezzo al Suo popolo. Tutte le pratiche della pietà popolare preparano e accompagnano l’Eucaristia che sta al centro. Essa deve essere il loro riferimento che, come dice la Lumen Gentium 11, è fonte e culmine della vita cristiana.

San Giovanni Paolo II disse una volta, durante una catechesi alle confraternite italiane, che la santità che si alimenta nell’Eucaristia è la sorgente prima di quel rinnovamento di cui oggi si sente tanto bisogno. Quindi ricordiamoci di mettere sempre Cristo Eucaristico al centro della nostra opera missionaria di evangelizzazione. Amen.

Editoriale

  • 2024-10-18 Preghiera, raccolta e Animazione missionaria
    Preghiera, raccolta e Animazione missionaria

     

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