Scritto da p. Tommaso Pio Fatone | Categoria: A Proposito di Noi | Pubblicato il 30/04/2025
Guardando in tv la lunga fila di pellegrini che rendevano omaggio al compianto e amato papa Francesco, come avrei potuto non ricordare quella che fu la lunga e meravigliosa fila dei pellegrini del Divin Salvatore di Zagarolo in quel mercoledì 6 aprile di vent’anni fa.
Partimmo al mattino presto da Zagarolo in treno. Con me c'erano Olga, Carla, Lara, gli aiuto catechisti Andrea e Simone, e i diciotto giovani cresimandi. Arrivammo in Vaticano verso le 6 e ci accodammo dietro una fila che già arrivava al Lungotevere. Ci illudevamo che non ci avremmo messo molto e che nel pomeriggio saremmo stati già di ritorno a Zagarolo per la Messa, ma non sarebbe stato così!
Si avanzava lentamente e comunque allegramente, tra battute, sorrisi, canti e preghiere. Io acquistai in un negozietto un pacco di rosari con l'illusione di poterli benedire toccando il corpo del papa defunto. "Chissà come saranno contenti quelli a cui li regalerò!", pensavo ingenuamente. In realtà sarebbero rimasti contenti ugualmente, come spiegherò più avanti.
E così, passo dopo passo, minuto dopo minuto, ora dopo ora finalmente nel pomeriggio arrivammo all'inizio di viale della Conciliazione. Eravamo rimasti a digiuno - non avevamo portato dietro niente da mangiare, sicuri, come detto sopra, che l’attesa non sarebbe durata così tanto - e bevendo solo acqua (nemmeno troppa, data la penuria di servizi igienici e la paura di perdere il posto in fila; alcuni bambini, proprio per questo, andarono – mi dicono - in bagno solo al rientro a casa!).
Davanti a noi, però, si stagliava maestosa la facciata della basilica di san Pietro, simbolo della cristianità. Sarebbero state ancora altre lunghe ore di lento e faticoso cammino, ma lo spettacolo che ci stava accompagnando avrebbe trasformato una marcia estenuante in un memorabile corteo.
In verità un parrocchiano, volontario nel servizio d'ordine, avrebbe voluto farmi passare avanti, ma rifiutai cortesemente. Volevo infatti condividere la fatica con le mie “pecorelle” e rientrare a Zagarolo insieme a loro. Non mi sarei pentito, anche se quella fatica mi sarebbe costata un problemino fisico cronico, ma nemmeno tanto fastidioso, per fortuna, anzi, a dire il vero, anche piacevole tutto sommato, in quanto mi rievoca più volte al giorno il ricordo di quanto sto raccontando.
Dicevo dello spettacolo: vedere il “Cupolone” (come lo chiamano familiarmente i romani), è già una meraviglia, ma goderne così a lungo con dietro il sole che, tramontando proprio dietro San Pietro, pian piano dipingeva il cielo di colori sempre più incantevoli, fu una cosa straordinaria!
Verso le 21 eravamo arrivati ormai ai bordi della piazza e si era sicuri di entrare in basilica in tempo per riuscire a prendere l'ultimo treno per Zagarolo. Invece la fila si bloccò inaspettatamente. Mentre un elicottero sorvolava la piazza, sui maxi schermi scorrevano le immagini dell'allora presidente USA Bush e del suo predecessore Clinton che pregavano inginocchiati davanti alla bara del papa. Ecco, dunque, perché ci eravamo fermati: durante la loro sosta, infatti, per motivi di sicurezza nessun pellegrino poteva essere presente all’interno della basilica, per cui avevano chiuso i portoni!
Riprendemmo la marcia un’ora dopo. Avrei poi raccontato scherzosamente di quella volta che Bush mi fece perdere un’ora di tempo. In realtà ci fece perdere anche l’ultimo treno della sera, costringendoci a passare la notte all’addiaccio. Due mamme dovettero prudentemente desistere e lasciare con grande rammarico la fila per correre in stazione. Noi altri, invece, resistemmo alla tentazione non senza titubanze. Io dovetti anche rinunciare alla celebrazione della Messa.
Entrati fortunatamente in basilica prima della chiusura, successe l’imprevedibile: da un accesso parallelo alla mia destra vidi alcuni miei confratelli polacchi (non so come fossero arrivati lì), che mi facevano segno di andare dalla loro parte, dove c’era un piantone loro connazionale che ci fece accedere nel settore riservato, dove si poteva tranquillamente sostare per pregare!
Stando lì mi ricordai dei rosari e li benedissi personalmente. Nel regalarli avrei raccontato con enfasi che li avevo benedetti vicino al papa, così che tutti li apprezzarono come una reliquia. Uscito dalla basilica, mentre aspettavo gli altri parrocchiani, lungo il colonnato incontrai la cugina di un mio confratello di Bassano del Grappa, che non aveva fatto in tempo a entrare in basilica prima della chiusura. Veniva dal Veneto con un pullman di giovani e sarebbero ritornati a casa senza nemmeno aver avuto la soddisfazione di rendere omaggio al papa. Così pregammo il piantone del portone d’ingresso della basilica e lo convincemmo a farli entrare!
Non so come, riunito il piccolo gregge, un po’ a piedi un po’ su navette arrivammo in stazione centrale. I bar erano stati presi d’assalto. Riuscimmo però a entrare e a prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Poi andammo sul binario dove verso le cinque del mattino sarebbe partito il primo treno per Zagarolo. Per fortuna i vagoni erano già collocati, per cui ci sistemammo dentro per riposare. In realtà dovemmo poco dopo cambiare treno, perché non era quello giusto. Arrivammo a Zagarolo verso le 6 del mattino. Andai a riposarmi e mi addormentai dolcemente, pensando a quante volte avrei ricordato quella memorabile giornata.
SAN GIOVANNI PAOLO II E PAPA FRANCESCO, PREGATE PER NOI!