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Scritto da Marianna Bandinu | Categoria: Bibbia

  Il fenomeno profetico è in rapporto alla natura dell’uomo religioso, poiché, colui che ha accolto  l’esistenza di un essere trascendente avverte necessariamente di entrare in contatto con lui e di ascoltare i suoi messaggi. Questo tipo di esperienza si verifica in tutti i popoli del Vicino Oriente antico, come attesta la Sacra Scrittura in Nm 22-24, dove è presente il ciclo di Balaam, profeta chiamato da Balak, re di Moab, per maledire il neonato popolo d’Israele, e in 1Re 18,16-40 dove troviamo i profeti di Baal e di Asera. Pertanto, anche il profetismo biblico si colloca in quella che potremmo chiamare la vita religiosa dei popoli antichi. Tuttavia, si ravvedono grandi differenze tra il profetismo in Israele e quello dei popoli circostanti. Mentre in questi ultimi la profezia è un fenomeno del tutto marginale che non assume rilevanza sociale e religiosa, in Israele questo fenomeno acquista un’importanza sociale e religiosa unica e senza paragoni. 

    Testo peculiare e di riferimento che distingue il fenomeno del profetismo biblico dagli altri lo troviamo nel cuore del Deuteronomio (Dt. 18,9-22), dove per bocca di Mosè è ricapitolata al popolo la Legge dell’Alleanza, attraverso figure di mediazione diverse dai popoli vicini, ma che devono essere alla stregua della figura di Mosè. Entrando nella pericope, possiamo delineare alcuni aspetti fondamentali del profetismo biblico. Esistono già nella terra di Canaan altre manifestazioni religiose chiamate «abomini» perché definite abominevoli (Dt. 18,9). Queste manifestazioni sono la divinizzazione, la magia, il sortilegio che caratterizzano i popoli pagani ma non Israele, seppur in esso siano presenti. Queste arti divinatorie non sono accettate dal Signore che chiede una relazione con altre modalità. L’insistenza dell’agiografo è sulla relazione «il Signore tuo Dio» (Dt. 18,12), poiché, tali arti sono causa di allontanamento dalla Terra Promessa (Dt 18,10-14) ma, siccome il dono della terra è segno della fedeltà del Signore per Israele, egli chiede la fedeltà del popolo. 

     Sono però permesse da Dio delle figure di mediazione. Esordisce Mosè con una promessa «Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto» (Dt. 18,15), questi sono i profeti chiamati e scelti unicamente da Dio in mezzo al popolo. Tale mediazione è stata chiesta dal popolo stesso perché lo sguardo diretto e immediato di Dio gli è insostenibile «Avrai così quanto hai chiesto al Signore tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: Che io non oda più la voce del Signore mio Dio e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia» (Dt. 18,16), il popolo non può reggere il confronto faccia a faccia con Dio. Ciò che definisce il profeta è il verbo ascoltare, il profeta ascolta Dio e il popolo il profeta «Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto» (Dt. 18,19), perché egli parla a nome di Dio e non può parlare in nome di altri o dire cose da sé a pena di morire (Dt. 18,20) tanto che, la parola che il profeta annuncia è costitutiva e vitale. 

    L’identità del profeta è data dunque dalla sua relazione con Dio e, la veridicità della sua parola dal fatto che il messaggio che annuncia si realizza (Dt. 18,21-22), anche a distanza di molto tempo. Isaia in merito ci offre dei versetti memorabili, da farne tesoro, così dice il Signore «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is. 55,10-11). In conclusione, da questo testo possiamo apprendere che, mentre negli altri popoli il rapporto con la divinità non si dà nell’ambito di una relazione personale, in Israele il profeta entra in relazione personale con Dio per portare a compimento i Suoi progetti. Pertanto, il Dio d’Israele è un Dio che si rivela e non si lascia rinchiudere nelle maglie del prefissato «la sua volontà è frutto della relazione e i suoi profeti sono uomini che parlano e uomini della Parola»1.

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