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Scritto da Redazione  | Categoria: A proposito di Noi

Domenica 20 agosto, nella nostra comunità di Davao City (Filippine) sono entrati nel postulantato quattro giovani. Valentine Ranjith Nicholas e Arul Marvin Coonghe dallo Srilanka, Francisco José Ximenes Correia dal Timor Est e June Lister Castanares Pabillore dalle Filippine.

Il postulantato è il primo stage della vita religiosa. È un periodo nel quale il giovane è progressivamente introdotto nella vita religiosa per completarne ed estenderne la conoscenza. E’ un tempo nel quale si cerca di formare in loro la cultura della vita comunitaria nella pratica delle virtù umane e teologiche e permettere ai postulanti uno sguardo profondo alla vita dell’Istituto. Questi scopi sono raggiunti non solo attraverso lo studio e gli incontri formativi, ma anche attraverso la preghiera e il lavoro manuale.

Qui di seguito l’omelia tenuta da p. Michele M. Momoli in occasione dell’evento

“Sia lodato Gesù Cristo!

La liturgia di questa domenica ventesima del tempo ordinario potrebbe essere sintetizzata con 3 parole: preghiera, irrevocabile, insistenza.

Prima parola: preghiera
La prima lettura tratta dal libro del profeta Isaia ci parla della universalità della salvezza in continuità con la prima lettura di domenica scorsa. Il Signore attraverso il profeta Isaia invita tutti, israeliti e stranieri alla celebrazione del culto: “ _li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera_”. Il monte santo è il monte Sion, il tempio di Gerusalemme dove il popolo si riuniva per la preghiera e l’offerta del sacrificio. Tutti i popoli verranno raccolti dallo Spirito di Dio perché venga offerto al Signore un olocausto di soave odore. Per questo nel salmo abbiamo cantato insieme: “ _Popoli tutti lodate il Signore_”. Cos’è questo olocausto di soave odore? È la nostra vita offerta a Dio. Il Signore quindi ci invita a fare della nostra vita un offerta a lui gradita (cf. Rm 12, 2). Ci invita a diventare un sacrificio vivente. Questa casa di preghiera di cui parla lo profeta Isaia alla fine siamo noi. Ognuno di noi è tempio dello Spirito santo. Ognuno di noi, con il battesimo che abbiamo ricevuto, è inabitato dalla santissima Trinità. Ricordo la conclusione di un corso di esercizi spirituali in cui il padre cappuccino che li predicava disse: “ *la cosa più importante che dovreste far capire alle persone è che Dio abita in noi*”. Questo sacrificio vivente raggiunge il suo culmine nella celebrazione della santa Messa dove ci uniamo a Cristo e con lui ci offriamo al Padre. È proprio l’eucarestia fonte e culmine della vita cristiana.

Seconda parola: irrevocabile
È proprio il culto a Dio il fine della nostra vocazione cristiana, della nostra vocazione eterna, in Cielo dove canteremo per sempre la gloria del Signore.
Ciascuno di noi ha ricevuto una vocazione e dei doni/carismi e questi - come dice San Paolo nella seconda lettura - *sono irrevocabili*. Cosa significa irrevocabile? Significa che è qualcosa che non può essere modificato, qualcosa che non può essere annullato, insomma qualcosa di definitivo.


Cari fratelli e sorelle, specialmente mi rivolgo a voi che oggi entrate nel postulantato del nostro Istituto, la vocazione non è uno scherzo. È un dono che abbiamo ricevuto da Dio dall’eternità (cf. Ger 31,3) e poi viene scoperto nel tempo della nostra vita, va approfondito e vissuto totalmente. Vocazione per la quale abbiamo ricevuto dei doni, vocazione alla quale dobbiamo essere fedeli per conseguire una vita piena e realizzata, secondo la misura cristiana.  


Terza parola: insistenza.
Il Vangelo di quest’oggi ci presenta una donna cananea, quindi pagana, che chiede a Gesù di guarire la sua figlia tormentata da un demonio. Ma la sacra scrittura dice che Gesù : “ _non è rivolse neppure una parola_”.
Ma la donna continuava a seguire il gruppo degli apostoli gridando. Talmente era l’insistenza che gli apostoli pregano Gesù di ascoltarla. Gesù sembra fare resistenza ma alla fine cede all’insistenza della donna. Gesù le rivolge anche un bellissimo complimento dicendo: “ _donna grande la tua fede! Avvenga per te come desideri_”. Molti di noi vengono infastiditi dalla insistenza delle persone. Il brano di oggi invece, come altri nel Vangelo (per esempio quello della vedova inopportuna) mettono in luce una verità sottolineata anche da Tommaso d’Aquino, cioè che Dio gradisce la nostra insistenza. Perché Dio gradisce la nostra insistenza? *Perché l’insistenza è figlia della fede*. Come questa donna cananea che insiste perché è convinta che Gesù può soddisfare le sue richieste.

Cari fratelli e sorelle, cari Marvin, Valentine, Leo e John il messaggio che la liturgia della parola di oggi ci offre e offre in particolare a voi che fate un importante step nella vita religiosa, è molto chiaro. In questo anno di postulantato siete chiamati a prendere sempre più consapevolezza della vocazione alla quale Dio via chiamati, insistendo nella preghiera e così arrivare a fare della vostra vita un olocausto vivente e gradito a Dio. Tutto l’istituto, e voi cari amici, siamo chiamati ad accompagnare questi giovani con la preghiera, l’esempio e l’amicizia. Amen”

(Omelia della XX domenica TO/A)

 

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